Via del Caparra

La consegna di oggi ci ha portato in Via del Caparra

E chi era il Caparra?

Niccolò Grosso, detto il Caparra era un fabbro, attivo a Firenze intorno al 1500, nel grandioso periodo storico della città e di Lorenzo il Magnifico

Il Caparra trattava  il semplice ferro come un materiale degno della migliore oreficeria, con un’estrema attenzione al dettaglio ed un rigore rinascimentale che bene lo inquadra nella cultura della Firenze quattrocentesca.

Giorgio Vasari scrive nelle “Vite” che il soprannome di Caparra gli era stato dato proprio da Lorenzo il Magnifico, perché il fabbro artista non iniziava un lavoro senza avere un acconto, come quella in cui commissionò le lanterne del Palazzo Strozzi, che tuttora resistono. Il Caparra creò delle vere e proprie opere d’arte addobbando le lanterne con animali fantastici, sfingi, dragoni e gli stemmi familiari.

Il burbero fabbro, sulla sua bottega nel Corso San Bartolo dei Pittori, oggi via Calzaiuoli, aveva un’insegna in ferro battuto e colori vivaci,  rappresentante un mucchio di registri che bruciavano su un rogo, per far sapere che egli odiava le registrazioni.

Vasari, oltre a raccontare l’aneddoto in cui viene “forgiato” il soprannome di Niccolò Grosso, racconta anche che quando Lorenzo il Magnifico si recò nella sua bottega per commissionare un lavoro, che lo trovò impegnato a lavorare dei ferri per della povera gente e non riuscì in nessuna maniera a distoglierlo da quel lavoro per dedicarsi alla sua commissione, essendo quei clienti “venuti a bottega inanzi lui e che tanto stimava i danari loro quanti quei di Lorenzo”

Trovate un fiorentino più fiorentino di lui! Artista e lingua tagliente

Ponte a Verrazzano

La consegna di oggi  ha portato il nostro Postino Fiorentino sul ponte a Verrazzano, il sesto ponte di Firenze in ordine di costruzione, lungo 141 metri che  collega il quartiere di Gavinana a Campo di Marte.

Anche oltreoceano, il  nostro amico e postino newyorkese, sta  attraversando il Ponte a Verrazzano, lungo 1298  metri che collega Staten Island a Brooklyn.

Cosa unisce quindi Firenze a New York? E chi era Giovanni da Verrazzano?

Giovanni da Verrazzano nasce nel 1485, nel castello di famiglia in Val di Greve. A Firenze ha abitato in Via della Fogna, oggi ribattezzata via da Verrazzano appunto, come ci ricorda una targa posta sulla sua casa.

Come molti giovani nobili di quel periodo si avvicina al mondo del commercio, in cui era particolarmente portato, che gli diede l’occasione viaggiare spesso tra Oriente e Africa. Nei sui viaggi fu attratto dai racconti dei navigatori dell’epoca, che proprio in quegli anni stavano scoprendo terre inesplorate.

La passione per l’avventura lo portarono a  lasciare il suo sicuro lavoro di mercatura, per imbarcarsi in una spedizione che doveva contrapporsi a quella di Magellano, suo grande idolo, alla ricerca un passaggio settentrionale tra l’Atlantico e il Pacifico: Il 17 Gennaio 1524 il Verrazzano si imbarcò sulla Delfina, la nave capitanata da Antonio di Conflans, col compito di rilevare la costa e disegnare le carte.

Non fu scoperto nessun passaggio, ma un’infinità di isole, baie, scogli e punte. Con i disegni delle sue carte alla mano non gli rimase che dargli  un nome;  e quali se non : Annunziata, Impruneta, Careggi, Monte Morello, San Gallo, Vallombrosa. Tutti nomi adesso sostituiti, ma che per molti anni rimasero scritti sulle carte utilizzate per i viaggi in America.

Il giorno  più importante del suo viaggio fu il 17 Aprile 1524, quando scese a terra, e scrisse nei  suoi appunti:

In termine di leghe cento trovammo un sito molto ameno posto in fra dui piccoli colli eminenti, in mezzo de quali correva al mare una grandissima riviera, la quale entro la foce era profonda (…) Fummo col battello, entrando dalla detta riviera e la terra, quale trovammo molto popolosa, la gente quasi conforme all’altra, vestiti di penne di uccelli di vari colori. Venivano verso di noi allegramente, mettendo grandissimi gridi di ammirazione, mostrandone dove col battello havessimo, piu sicuramente a posare.

Giovanni da Verrazzano aveva appena scoperto la baia dove sarebbe sorta  New York.

Le scoperte non fecero che alimentare la sua voglia di avventura, e ripartì per altre spedizioni,  fino ad arrivare ai Caraibi. Probabilmente pensava di ricevere la stessa accoglienza amichevole, ma purtroppo si trovò davanti a una tribù con abitudini antropofaghe. Da poco sceso a terra, il navigatore e cartografo fiorentino fu massacrato e divorato dai cannibali. Rimasto sulla nave, il fratello Girolamo, assistette allo strazio.

Giardini della bizzarria

La consegna di oggi ci ha portato in via di Novoli.

Quando il postino è arrivato al numero 46 si aspettava un palazzo da una decina di piani. Invece si è trovato davanti a una bella e antica Villa fiorentina. Villa Carobbi.

La Villa apparteneva alla famiglia degli Agli, che l’aveva fatta costruire con una grande torre merlata , crollata purtroppo  durante la seconda guerra mondiale. La via che la costeggia è infatti  Via della Torre degli Agli.

Nel ‘600 venne acquistata dalla famiglia Panciatichi che la ingrandirono e restaurarono nel tipico stile manierista, con un giardino all’italiana, obelischi e statue (come un “puttino con delfino” opera del Verrocchio – Maestro di Da Vinci)

Dietro la Villa troviamo un’altra via dal nome particolare e curioso: via dei Giardini della Bizzarrìa che deve il suo nome proprio ai giardini della villa : qui infatti venne ritrovato un esemplare di BIZZARRìA, agrume tutto fiorentino, che incrocia in un solo frutto arancia\limone\cedro.

Nella metà del 1600 il cardinale Leopoldo de Medici, figlio del Granduca Cosimo II ne rimase “folgorato” e fece innestare altre piante, portando avanti la coltivazione di Bizzarrìa nelle limonaie della Villa medicea di Castello, della Pietraia, e a Boboli (Dove le possiamo trovare tutt’ora)

La Bizzarria, che ha affascinato i botanici per secoli, ha avuto anche un destino bizzarro: si pensava che fosse andata perduta all’inizio del ‘900 e invece è stata ritrovata da Paolo Galeotti, responsabile del giardino della Villa Medicea di Castello, negli anni ’80.